Oggi #ilnostroposto si chiama Rita. Una voce che aveva un sogno, una formazione e tante idee nel cassetto. Ciao Monica, ho letto l'articolo scritto da Concita sulla tua storia, ho letto le tue lettere...ed ora mi sono decisa a far sentire anche la mia voce, partecipando a #ilnostroposto. Io sono Rita, ho 26 anni e un sogno infranto. Credo di rientrare nella categoria dei ragazzi con una "formazione brillante". Ho conseguito la laurea in giurisprudenza in quattro anni e mezzo a 23 anni. Ho fatto pratica in Avvocatura dello Stato con una selezione a monte su base curriculare. Ho preso diversi attestati, seguito diversi convegni e partecipato sempre attivamente ad ogni iniziativa culturale. Ma oggi sono qui. Mi ritrovo a scrivere, dietro un pc, per parlarvi di un sogno che molto probabilmente non si realizzerà mai. Io ho sempre avuto le idee chiare, alla fatidica domanda "cosa vuoi fare da grande?" ho sempre risposto "l'avvocato". Ebbene si, pur non essendo "figlia d'arte" il mio sogno era quello di conquistarmi questo titolo. Studiare per diventare un avvocato di successo. Nel corso del tempo le cose sono però cambiate. Al mio entusiasmo, alla mia volontà, alla mia intramontabile passione per questa professione, si sono aggiunti sconforto, rassegnazione e attesa. Io non ho genitori avvocati e di conseguenza non ho avuto la possibilità, una volta finito il tirocinio presso un ente pubblico, di andare da un avvocato che già conoscevo. Allora ho fatto dei colloqui, non uno solo ma diversi. Decisi di continuare la mia "pratica" presso uno studio nonostante il termine obbligatorio ai fini dell'abilitazione fosse già finito. Perchè si, a me questa professione piaceva, piaceva talmente tanto che io non mi sentivo obbligata, per me era solo un piacere scrivere atti, andare in udienza e leggere sentenze su sentenze. Tutta questa volontà è però iniziata a scemare, "collaborare" (perchè è così che in gergo si dice l'esser sfruttati) senza ottenere neanche un minimo rimborso spese ha iniziato a pesarmi. Ho iniziato a chiedermi dove stavo andando, ho iniziato a domandarmi se era giusto svegliarmi ogni mattina alle sette per andare a lavorare e non essere retribuita, ho iniziato a chiedermi se ero disposta a sacrificare opportunità, tempo e denaro per un qualcosa che a distanza di ormai due anni dalla mia laurea ancora non dava i suoi frutti. Ad un certo punto ho deciso quindi di svoltare. Mi sono resa conto che nonostante il mio profondo ed assoluto amore per questa professione io mi stavo solo illudendo. Perchè si, continuare a lavorare, continuare ad impegnarmi era inutile. Io servivo in studio, ma questo non bastava a far sì che l'avvocato si decidesse a darmi conto in merito anche solo ad un possibile rimborso spese. Allora ho deciso che se non volevo annullarmi come persona, che se non volevo seguire un sogno che molto probabilmente non mi avrebbe portato da nessuna parte, dovevo cambiare. E' così che ho iniziato ad inviare cv nella mia città. E' così che ho iniziato a fare colloqui per posizioni anche diversissime da quello che era il mio "sogno". Ed è così che ho capito che non non si può sempre e solo dare ma è giusto anche ricevere. Perchè si, questo Paese non ti permette di scegliere di realizzare il tuo sogno. E' un Paese che ti forma benissimo sulla preparazione teorica, ma una volta uscita dall'università ti abbandona completamente. Ed è così che mi sono sentita: abbandonata. Abbandonata da uno Stato che pretende cospicue tasse all'università ma che poi non fa nulla per tutelarti una volta iniziato un tirocinio "formativo". Abbandonata da uno Stato che non adotta delle misure idonee a garantire i diritti di chi, come me, ha svolto una pratica con impegno, dedizione ed amore. Abbandonata da uno Stato che si dimentica di tutti quei ragazzi che hanno lottato per ottenere non solo un pezzo di carta, ma un sogno. Io ora lavoro in un altro settore, totalmente diverso da quello che un tempo avrei voluto. Ed oggi, alla domanda "cosa vuoi fare da grande?" rispondo "quello che lo Stato mi permette". Allora Monica, ti seguo, anche se sommessamente sto scegliendo un'altra strada. Vorrei che non fosse così per nessuno di noi, vorrei che tu non fossi costretta a partire per trovare il tuo posto, non aspettando alcuna risposta se non la nostra. Continua a combattere, lottare. Rita De Giovanni
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Monica Montenegro, 28 anni e mezzo, segni particolari “inquietudine”. Sul curriculum un ultimo lavoro da stagista legale. Lei vorrebbe seguire i suoi sogni, vorrebbe anche scrivere e cercare #ilnostroposto…quello dove nessun ragazzo si sente escluso o non all’altezza delle sue aspettative. Archivi
Giugno 2017
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