Mi chiamo Patrizia e sono una dottoranda in Agronomia alla Pennsylvania State University, PA, Stati Uniti. La mia storia comincia anni e anni fa, quando da bambina mio nonno mi portava a fare lunghe passeggiate in campagna introducendomi al meraviglioso mondo della natura. Ovviamente, mentre annusavo fiori e eccarezzavo le cortecce degli alberi, ancora non sapevo che dopo il liceo mi sarei iscritta alla facoltà di Science Forestali. Sono cresciuta, però, con questa attrazione nei confronti della natura e questa attrazione, nel tempo, è maturata in passione. E le passioni vanno seguite, o almeno ci si prova. Le delusioni e la sfiducia nel sistema universitario italiano, purtroppo, non hanno tardato ad arrivare. L'ultimo anno della mia laurea triennale, il corso in Scienze Forestali all'Univesità degli Studi di Bari, fu chiuso. Punto, fine, cancellato, eliminato. In quel periodo, ricordo, stavano chiudendo tutti i corsi non ritenuti necessari. Quindi, chiudendo il mio corso, anch'io non ero necessaria? Beh, non sono mai stata una che si lascia trascinare dalla corrente, ero certa e fiduciosa nella mia passione quindi ho preseguito in questo percorso ''non necessario''. Il primo sacrificio andava fatto però. Trasferirmi lontano da casa, a Pisa, per la laurea specialistica in Progettazione e Gestione del Paesaggio. Cos'altro potevo fare? Era chiaro che, al Sud, il paesaggio non era una priorità ergo io non ero una priorità. Bellissima esperienza a Pisa e sarei voluta restarci. Se per un lavoro o per il dottorato non so dirlo. Posso dire però che vedevo i miei colleghi universitari combattere e amareggiarsi per un lavoro nel mio campo, un lavoro che non c'era. Allora mi dissi che il dottorato sarebbe stata la cosa migliore ma, anche qui, non c'era possibilità di crescita in ambito accademico. Tutti i concorsi per la carica di professore erano bloccati e se non ci sono professori, un dottorando in che crescita lavorativa può sperare? Non parliamo poi del compenso economico di un dottorando... E così, dopo il primo passo da casa a Pisa ho fatto un lungo salto oltreoceano negli Stati Uniti. Lasciare amici, famiglia, luoghi, il cibo! Non mi si fraintenda, ero eccitatissima all'idea ma, chissà, se le condizioni fossero state favorevoli, sarei partita comunque? Dopo 8 mesi posso dire che l'America non è un sogno ma c'è ricerca e, a livello accademico e professionale, può restituirmi quello che l'Italia mi stava togliendo...la mia passione. Mi manca l'Italia e come se mi manca ma tornarci adesso a che pro? Cosa ha da offrirmi? Smuoviamo le acque e le coscienze in modo che, i giovani come me, non debbano neanche pensare di abbandonarla l'Italia! Patrizia Rollo Presente sul blog: invececoncita.blogautore.repubblica.it/lettere/2017/03/15/ilnostroposto-vi-scrivo-dalla-pennsylvania/
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Monica Montenegro, 28 anni e mezzo, segni particolari “inquietudine”. Sul curriculum un ultimo lavoro da stagista legale. Lei vorrebbe seguire i suoi sogni, vorrebbe anche scrivere e cercare #ilnostroposto…quello dove nessun ragazzo si sente escluso o non all’altezza delle sue aspettative. Archivi
Giugno 2017
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